Dr. Andrea Valli
Canali di trasmissione delľimpulso visivo.
Preliminarmente è utile ricordare che esistono più canali di trasmissione delľimpulso visivo molto diversi per entità e per funzione. Esaminiamoli nel dettaglio.
La via retino-genicolata-corticale. È la via principale ed il contingente più rilevante. É il canale di trasporto delle informazioni relative alľacutezza visiva attraverso la percezione del contrasto, delle dimensioni, della forma, del colore, ecc.
La via retino-mesencefalica (retino tettale e retino-pretettale). La via retino pretettale presiede a funzioni essenzialmente pupillomotorie; la via retino tettale si proietta principalmente al collicolo superiore. Per i vertebrati inferiori è la via visiva principale, per ľuomo rappresenta un sistema primitivo, che continua ad avere una certa rilevanza nelle prime settimane di vita.
Il tratto ottico accessorio. È responsabile dei movimenti oculari riflessi di stabilizzazione e presiede alla elaborazione delle oscillazioni involontarie e rapide più o meno ritmiche delľocchio (nistagmo optocinetico).
La via retino-ipotalamica. Ha una funzione cronobiologia nella regolazione dei ritmi circadiani.
La capacità visiva del neonato. Nelle primissime settimane di vita di un bambino i suoi occhi funzionano come quelli degli animali inferiori, che utilizzano vie interamente crociate e sottocorticali. Alla nascita il neonato è in grado di percepire solo stimoli maldefiniti che eccitano i campi recettivi della periferia retinica e che evocano movimenti riflessi saccadici finalizzati a localizzare, senza una sufficiente analisi del messaggio visivo, e con il predominio di riflessi motori posturali e vestibolari. Studi recenti mettono in dubbio tale affermazione compreso il fatto che alla nascita il bambino usi solamente la via extragenicolata. È stato infatti osservato che fin dal primo giorno di vita è possibile ottenere una risposta alla stimolazione con P.E.V. pattern, questo suggerisce che probabilmente ľattività corticale è già presente.
Per quanto riguarda ľacutezza visiva si ritiene che un potere risolutivo di 10/10, come quello delľadulto sia raggiunto dal bambino entro il sesto mese. Bisogna dire che spesso erroneamente si impiega ľacutezza visiva per quantificare la capacità visiva di un individuo, questo è molto riduttivo ed esclude funzioni fondamentali come il campo visivo, il senso cromatico, la sensibilità al contrasto, il senso luminoso.
La motilità del bambino. Il riflesso di fissazione è già presente dalla nascita, nei primi quattro mesi di vita si sviluppano le principali funzioni monoculari e binoculari sia sensoriali che motorie. Sempre in questo periodo si sviluppano la convergenza e ľaccomodazione, così come i movimenti orizzontali rapidi. Tra quarto e sesto mese il bambino è in grado di fissare un oggetto, di seguirne il movimento e di volgere lo sguardo verso uno stimolo visivo. Al sesto mese matura lo sviluppo della visione binoculare singola, si registra anche un certo grado di acutezza stereoscopica.
I primi mesi sono importanti per lo sviluppo della funzione motoria e sensoriale, il periodo che va dai sei mesi fino ai 10-12 anni è decisivo per il raggiungimento della stabilità visiva.
Sono gravi i danni alľapparato visivo che si verificano prima dei sei mesi di età e sono spesso irreversibili. Dopo i sei mesi i danni generano un regresso delle facoltà visive acquisite, un trattamento tempestivo sarà in grado di far recuperare le potenzialità perse.