La terapia fotodinamica nella Degenerazione Maculare Senile

Dr. Andrea Valli

Buone notizie dal mondo della ricerca.

Dal mondo della ricerca giungono oggi notizie molto confortanti su nuove e rivoluzionarie possibilità terapeutiche: la terapia fotodinamica con Verteporfina potrebbe significare una svolta nella terapia della degenerazione maculare senile di tipo umido.

Si tratta però di un trattamento complesso che richiede personale altamente specializzato, adeguate strutture di riferimento e soprattutto costi economici elevati. Scopo della terapia fotodinamica, già ampiamente studiata ed utilizzata nel campo delľoncologia per il trattamento dei tumori dermatologici, è quello di distruggere la membrana neovascolare maculare attraverso ľiniezione endovenosa di una sostanza farmacologica fotosensitiva che viene attivata mediante trattamento laser.

La Verteporfina, il farmaco fotosensitivo utilizzato nella terapia fotodinamica, svolge una potente azione citotossica, legata alľinduzione di una trombosi intraluminale con conseguente eliminazione di apporto sanguigno al tessuto patologico. Essa si accumula selettivamente nelle cellule endoteliali dei neovasi. La sua attivazione avviene con ľapplicazione di un raggio laser sulle aree da trattare, di lunghezza ďonda pari al picco di assorbimento della sostanza stessa. Il raggio laser utilizzato non è ad azione termica e di conseguenza non provoca danni alla retina sovrastante. La Verteporfina è oggi in fase di sperimentazione per occludere selettivamente i neovasi nella degenerazione maculare senile.

La sicurezza, ľefficacia e la selettività di questa terapia sono state dimostrate attraverso studi sperimentali aventi lo scopo di rilevare la dose ottimale di Verteporfina, il tempo di irraggiamento e la lunghezza ďonda del raggio laser nel bloccare la diffusione della fluorescina e quindi distruggere i neovasi. I risultati sono stati incoraggianti.
Per le potenzialità di successo che racchiude, la terapia fotodinamica con Verteporfina, rappresenta certamente un grande passo in avanti nel tentativo di preservare ed eventualmente potenziare il residuo visivo nei pazienti affetti da degenerazione maculare senile di tipo umido; tutto ciò in attesa del recupero della funzione visiva (trapianto delľepitelio pigmentato o cellule staminali), se gli attuali esperimenti condotti su animali potranno avere un’attuazione clinica.

Nuove esperienze di rieducazione visiva nelle Degenerazioni Maculari
Un valido aiuto dalla moderna tecnologia.

Da recenti studi nel 2015 ci saranno 220 milioni di persone affette da patologie visive rispetto ai 52 milioni del 1972. Una delle patologie oculari in continuo aumento è la Degenerazione Maculare che colpisce la retina determinando un danno funzionale e anche di vita di relazione nei soggetti affetti. La prevenzione è un argomento a tutťoggi molto studiato ed un valido aiuto viene dalla moderna tecnologia.
Pazienti affetti da degenerazione maculare si sono infatti sottoposti a rieducazione visiva con sistema “biofeedback”(meccanismo a retroazione) con il Visual Path Finder (VPF). Il VPF è un sistema che integra ľelettrofisiologia oculare e le tecniche di biofeedback. Il VPF è formato da un apparato di stimolazione, uno di rivelazione ed elaborazione e, infine, uno di retroazione. Ľapparato stimolatore produce stimoli luminosi strutturati in forma di “pattern” ľapparato di rivelazione registra ed elabora i potenziali elettrici generati dalla stimolazione a livello della corteccia cerebrale occipitale; ľapparato di retroazione, in tempo reale, genera un suono modulato in base alľelaborazione del segnale bioelettrico rilevato. La preparazione del paziente al trattamento è del tutto simile a quella per ľeffettuazione dei PEV.

Il trattamento consiste in 10 sedute della durata di 20 minuti, 10 minuti per ogni occhio, due volte alla settimana.
Dopo il trattamento il visus per lontano e per vicino è migliorato in tutti i casi trattati mantenendosi stabile per tre mesi. Dopo sei mesi cinque pazienti hanno avuto una regressione del visus ai valori antecedenti al trattamento, per cui sono stati sottoposti ad un nuovo ciclo di trattamento con risultati positivi. Questi risultati incoraggianti indicano una plasticità del sistema visivo, suggerendo la possibilità di buoni dati funzionali anche nelle maculopatie clinicamente stabili, atrofiche, non essudative e non estese. È importante effettuare una selezione del paziente da sottoporre alla rieducazione, con necessità di ampliare la casistica per poter valutare più specificamente ľinfluenza delle variabili età e tipo di patologia.

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Dr.
Andrea Valli
CIDIMU Torino
Specializzazione in Oculistica

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