26 APRILE 2024
Pubblicato da GRUPPO CIDIMU

Dr. Andrea Valli

La luce può essere un’alleata o una nemica delľocchio a seconda di come la si utilizzi. Essa è comunque indispensabile alla vita delľocchio.

Da oltre tre decenni molti ricercatori si sono concentrati sullo studio dei rapporti tra luce ed occhi. Già nel 1980 il professore Ham e i suoi collaboratori, hanno stabilito che il danno retinico causato dalla luce è strettamente legato alla lunghezza ďonda incidente. Nelle lunghezze ďonda elevate, nel vicino infrarosso, la radiazione risulta poco o per nulla dannosa; le radiazioni con lunghezza ďonda corta risultano invece estremamente dannose. Il danno retinico da raggi luminosi è mediato da effetti meccanici, termici o fotochimici.

La lesione termica (fotocoagulazione)
, causata da un’esposizione breve ma intensa alla luce o dopo un’esposizione più lunga a raggi con una lunghezza ďonda sufficiente a produrre un aumento della temperatura di almeno 15°C.

La lesione fotochimica deriva da reazioni fotochimiche intraretiniche causate da irradiazioni troppo basse per provocare fotocoagulazione (la temperatura retinica va a 4-5°C). La gravità del danno provocato dalla luce dipende dunque dalla durata, dall’intensità e dallo spettro della sorgente luminosa.

Ľocchio è dotato di meccanismi di difesa individuali:
il riflesso di ammiccamento (le ciglia e le sopracciglia sono un sistema di protezione alla luce)
la cornea: risulta opaca alle radiazioni con lunghezza ďonda inferiore a 300 nm; la cornea infatti riflette i raggi
luminosi non incidenti perpendicolarmente alla sua superficie.
ľiride: più è scuro il colore delľiride e maggiore è la protezione per la retina.
la miosi: la dilatazione pupillare aumenta il rischio di danno retinico alla luce.
il cristallino: assorbe le lunghezze ďonda tra i 30 ed i 400 nm.
la retina: ha diversi meccanismi di difesa: i segmenti esterni dei fotorecettori rilasciano i dischi contenenti fotopigmento, sono così eliminate da un’esposizione eccessiva quelle strutture oculari che dalla luce potrebbero subire danni.

Vi sono particolari condizioni in cui vengono a mancare o sono alterati i meccanismi di difesa
. Diversi sono in proposito i quadri clinici:

  • la retinopatia attinica dei saldatori;
  • la retinopatia da esposizione a sorgenti laser;
  • la retinopatia da esposizione alla luce del microscopio operatorio;
  • la retinopatia da esposizione alle unità di terapia intensiva neonatale;
  • la retinopatia solare.

La retinopatia attinica dei saldatori: la prolungata esposizione alla luce della saldatura ad elettrodo (luce blu) produce tale patologia. I suoi sintomi consistono nelľannebbiamento visivo con la formazione di una macchia cieca nel campo visivo (scotoma), nella visione degli oggetti colorati di rosso (eritropsia) e nella riduzione delľacuità visiva fino a 3/10.

La retinopatia da esposizione a sorgenti laser
: ľutilizzo del laser da parte degli oculisti può provocare loro una riduzione della capacità di discriminazione dei colori. Ľutilizzo di opportuni filtri oggi riduce di molto tale rischio.

La retinopatia da esposizione alla luce del microscopio operatorio: numerose sono le pubblicazioni che attestano la fototossicità retinica indotta dal microscopio operatorio in seguito a trattamenti intraoculari. Ľintervento alla cataratta è quello che presenta i maggiori rischi in tale senso. Già da tempo ci si è attivati per ridurre i rischi per la retina durante gli interventi chirurgici: vengono usate, se possibile, tecniche meno invasive, si adottano lenti intraoculari protettive contro i raggi UV, microscopi operatori con filtri UV.

La retinopatia da esposizione alle unità di terapia intensiva neonatale: ľesposizione dei neonati alla luce delľunità di terapia intensiva neonatale (UTIN) è stata associata a problemi visivi acuti. Ľesposizione continua alla luce, ľadozione di terapie che prevedano ľutilizzo supplementare di ossigeno, possono provocare danni retinici ai neonati, vista ľimmaturità delle retine dei bambini di età inferiore alle 29 settimane.

La retinopatia solare: inizialmente si riteneva che la retinopatia solare fosse dovuta a fotocoagulazione retinica, recenti studi hanno dimostrato che la luce solare produce un aumento della temperatura retinica di soli 4°C, di molto inferiore ai 15 necessari per provocare una fotocoagulazione. La retinopatia solare viene definita anche retinopatia da eclissi solare, poiché la causa più frequente è la visione delle eclissi senza le adeguate protezioni oculari.
I sintomi riferiti dai pazienti sono solitamente una riduzione delľacuità visiva, uno scotoma centrale, discromatopsia (alterazione della percezione dei colori), fotofobia.

In conclusione possiamo sostenere che esistono delle condizioni soggettive fisiologiche che portano ad una maggiore o minore protezione del singolo verso la luce. Il massimo impegno va posto nella prevenzione, sin dalľinfanzia, quando il bambino è più esposto ai rischi di retinopatia. Questo impegno deve essere ancora più costante quando esistono particolari fattori di rischio come, ad esempio, malattie oculari nei familiari o occhi chiari, scarsamente muniti del necessario pigmento protettivo. Le protezioni da adottare sono abbastanza semplici. Prima di tutto occorre usare i cappelli con visiera, poi gli occhiali da sole schermati con lenti idonee, di buona qualità, atte a bloccare la luce blu, la più dannosa per la retina. É infine necessaria un’adeguata dieta a base di frutta e di verdure per fornire ľocchio di una serie di sostanze "proteggenti", cosiddette antiossidanti, in grado cioè di contrastare ľinvecchiamento dei tessuti. Tra queste la luteina, le vitamine C ed E.