6 SETTEMBRE 2024
Pubblicato da GRUPPO CIDIMU

Dr.ssa Costanza Grasso

Le malattie cardiovascolari colpiscono ugualmente entrambi i sessi, ma con tempi di presentazione ed espressione clinica differenti rispetto alla popolazione maschile. Con la menopausa, si perde infatti ľeffetto protettivo esercitato dagli estrogeni e la malattia cardiovascolare, intesa come cardiopatia ischemica ed ictus cerebri, tende non solo ad eguagliare quella delľuomo, bensì persino a superarla.

Nonostante vi sia una minore consapevolezza della sua gravità, sia nei pazienti sia nella classe medica, é infatti ormai noto come la malattia cardiovascolare costituisca la prima causa di morte sia nelľuomo sia nella donna, ben più della patologia oncologica, tradizionalmente considerata dalla popolazione femminile la prima causa di timori.

Nonostante si manifesti per lo più in età più avanzata rispetto alľuomo, la malattia cardiovascolare puó interessare anche donne giovani, con un meccanismo patologico diverso (dissezione coronarica), un decorso più imprevedibile e talora più difficilmente gestibile.

A complicare ulteriormente le cose, è noto come nella donna i sintomi possano essere più sfumati o aspecifici che nelľuomo, sopratutto in età avanzata, e che ai classici fattori di rischio coronarico (fumo, ipertensione, diabete, familiarità, obesità) si uniscono fattori "genere correlati" quali la storia gravidica, la presenza in anamnesi di aborti spontanei ricorrenti, oltre alla già citata menopausa.

Gli esami strumentali che normalmente utilizziamo noi cardiologi per lo screening della patologia cardiovascolare, in primis la prova da sforzo, mostrano una minore performance diagnostica nella popolazione femminile, essendo stati validati su larghe coorti di pazienti maschi. Pur non perdendo il loro ruolo di esame di primo livello, quali preziosi indicatori di capacità funzionale, profilo pressorio e tendenza aritmica, a tale esame è bene far seguire un’indagine di imaging più sensibile quali ľecostress, la TC coronarica o la RM cardiaca.

Al di là delľiter diagnostico, ciò che è importante per tutti i nostri pazienti, e le nostre pazienti, è aumentare la sensibilità e la consapevolezza nei confronti di una patologia frequente, dalľesito potenzialmente fatale, ma spesso non sufficientemente temuta.