Dr. Emilio Rosso
Un killer silenzioso che spesso si manifesta in modo drammatico ed improvviso.
Ľipertensione arteriosa è un abnorme aumento della pressione sanguigna alľinterno delle arterie del corpo umano.
È il maggiore fattore di rischio per malattie vascolari, cardiache, cerebrali e renali ed è causa (o concausa) di più del 50% di decessi negli Stati Uniti. Pertanto, è il motivo più frequente di ricorso ai medici e la principale indicazione alla prescrizione dei farmaci. É facilmente comprensibile quanto grandi siano le spese collegate a questa malattia ed il suo impatto negativo sulla qualità della vita.
Ľipertensione arteriosa “vera” si manifesta con un aumento di entrambi i parametri con cui essa viene misurata; la pressione sistolica e quella diastolica. È una malattia tipicamente legata alla vita dei paesi industrializzati; infatti, è rara nelle popolazioni più povere e si sviluppa rapidamente nei soggetti che si trasferiscono in nazioni con stile di vita occidentale. La sua incidenza nelle nazioni ricche è molto elevata e in continua crescita.
Ľipertensione è molto spesso associata a stili di vita scorretti ed a malattie tipiche della civiltà industrializzata: diabete mellito, obesità, dislipidemie, abitudine al fumo di sigaretta, tutti fattori di rischio che, sommati, aumentano di molto la possibilità di andare incontro a gravissimi problemi di salute. Contrariamente a quanto si pensa, ľipertensione dà scarsi sintomi e, spesso, si manifesta drammaticamente con le complicanze ad essa collegate: ictus, infarto miocardico, etc. Le cause che provocano ľipertensione, ancora oggi, non sono del tutto chiare. A seconda dei valori registrati, ľipertensione si può classificare in:
- ipertensione borderline o labile (PA diastolica tra 85 e 89 mmHg);
- ipertensione arteriosa lieve (PA diastolica tra 90 e 104 mmHg);
- ipertensione arteriosa moderata (PA diastolica tra 105 e 114 mmHg);
- ipertensione arteriosa grave (PA diastolica maggiore di 115 mmHg);
- ipertensione sistolica isolata (PA sistolica maggiore di 140 e diastolica minore di 90 mmHg).
Soltanto in una piccola percentuale di casi (circa il 5-10%), dagli accertamenti clinici che vengono eseguiti è possibile mettere in evidenza una causa organica; si parla, allora, di ipertensione arteriosa secondaria. Negli altri casi ľipertensione è detta “essenziale”, dove “essenziale” è sinonimo di “da causa non ancora conosciuta”. Le cause più frequenti di ipertensione secondaria sono:
- un restringimento delľarteria renale (stenosi);
- una malattia del parenchima renale (glomerulonefriti, pielonefriti);
- un aumento di un ormone (ľaldosterone) prodotto da un tumore benigno della parte corticale della ghiandola surrenale (morbo di Conn);
- un abnorme aumento di catecolamine (sostanze secrete dalla parte midollare della ghiandola surrenale) dovute ad un tumore benigno detto feocromocitoma;
- un restringimento delľaorta toracica (coartazione aortica), che determina ipertensione prevalentemente nella parte superiore del corpo.
Vi sono, poi, numerose sostanze chimiche, alimenti e farmaci che possono causare ipertensione.
Ľeccessiva assunzione di sale e di alcool nella dieta e ľabuso di liquirizia possono provocare ipertensione, come, tra i farmaci, possono farlo gli ormoni steroidei, la pillola anticoncezionale, i cortisonici usati in molte comuni malattie (asma, neoplasie), alcune sostanze presenti negli spray per il raffreddore, alcuni antidepressivi). Come già precedentemente accennato, ľipertensione arteriosa è un killer silenzioso e, spesso, si manifesta in modo drammatico e improvviso in una delle sue più frequenti complicanze.
Le più comuni sono:
- cardiache (angina pectoris, infarto miocardico, insufficienza cardiaca congestizia);
- vascolari (aneurismi dissecanti delľaorta toracica e addominale);
- renali (nefrosclerosi);
- neurologiche (emorragie cerebrali, ictus ischemici).
Sino agli anni ’60 le terapie per la cura delľipertensione erano poche, scarsamente efficaci e ricche di effetti collaterali.
Negli ultimi anni, invece, la ricerca farmaceutica ha studiato e introdotto nel bagaglio terapeutico moltissimi nuovi farmaci che, da soli o in combinazione, hanno aumentato enormemente ľefficacia e ridotto drasticamente gli effetti collaterali. Per prima cosa, tuttavia, è indispensabile modificare lo stile di vita dei pazienti. Gli interventi più efficaci in questo senso sono:
- la riduzione delľapporto alimentare di sale;
- la riduzione del peso corporeo;
- ľaumento delľattività fisica;
- la riduzione delľapporto di alcool.
Utile per tutti è ľabolizione del fumo.
Quando queste misure igieniche non sono sufficienti, è necessario iniziare una terapia ipotensiva che deve essere condotta regolarmente ed indefinitamente, poichè i farmaci riducono la pressione ma non eliminano le cause che la provocano. Le classi principali di farmaci ipotensivi sono:
- i diuretici (clortalidone);
- i betabloccanti (atenololo);
- i calcio-antagonisti (nifedipina);
- gli initori delľenzima di conversione delľangiotensina (ACE-inibitori) (captopril, enalapril);
- gli inibitori delľangitensina 1 (losartan);
- i bloccanti alfa-adrenergici (doxazosin);
- gli agonisti degli alfa2-adrenorecettori (clonidina, alfametildopa);
- i vasodilatatori diretti (idralazina).
Ogni classe di farmaci ha le sue indicazioni e le sue controindicazioni. Compito del medico è scegliere la migliore strategia terapeutica che comporti il minor disturbo possibile per il paziente, in modo da rendere più accettabile e, di conseguenza, efficace, la terapia stessa.