Dr. Sergio Bruno
Forse non tutti lo sanno ma dal punto di vista macroscopico la pelle umana ha un’estensione di circa 1,30 – 2 m2, uno spessore che varia da 0,5 a 3 mm, un peso di circa 5 kg (nell’uomo adulto) e possiede la capacità di essere distensibile ed elastica. La sua struttura si compone di epidermide, derma e sottocutaneo.
L’epidermide è composta da cinque strati rappresentati rispettivamente dal corneo, lucido, granuloso, spinoso e basale ed è un organo dinamico: ogni giorno dallo strato corneo dell’epidermide si staccano cellule vecchie e dallo strato basale si generano cellule nuove in risalita verso il corneo. Tale processo di “microesfoliazione” è fisiologico e continuo.
Il derma, dal canto suo, consiste principalmente di fibre collagene con l’aggiunta di fibre elastiche ed è responsabile della “massa” della cute in quanto molto più spesso dell’epidermide. È irrorato da una complessa rete di vasi sanguigni che portano nutrimenti ed eliminano i prodotti di scarto.
Il sottocutaneo, detto anche ipoderma, è caratterizzato da isole di tessuto adiposo. Funziona da imbottitura protettiva e riserva energetica ed è un importante fattore cosmetico responsabile di “curve attraenti o sporgenze sgradevoli”.
La pelle interagisce come interfaccia tra l’uomo e l’ambiente e quindi ha alcune importanti funzioni. Innazitutto svolge un’azione protettiva dal momento che funge da resistenza meccanica, è una cattiva conduttrice termica e rappresenta una barriera contro gli agenti chimici e quelli biologici. In particolare il PH collocato tra il 5 e il 6,5 svolge un’azione batteriostatica e fungistatica. Allo stesso modo ha una specifica funzione sensoriale di meccanorecezione attraverso i Corpuscoli del Pacini e del Meissner, organi terminali situati nel sottocutaneo, e di termorecezione mediante i Corpuscoli di Ruffini per il caldo nel sottocutaneo e le clave di Krause per il freddo nel derma.
A seconda della disposizione della melanina nelle cellule dell’epidermide noi distinguiamo quattro distinte tipologie di soggetti: bianchi, orientali, neri ed albini. La melanina rappresenta il nostro pigmento ed è costituito da tre diverse tipologie:
– le eumelanine che conferiscono il colore marrone scuro o nero dei peli e dei capelli;
– le feomelanine che sono responsabili del colore rosso o biondo;
– i tricocromi che danno origine al colore rosso intenso.
Il colore della pelle è quindi caratterizzato da un misto di aggregazione delle varie melanine, dall’emoglobina e dai carotenoidi.
Una delle caratteristiche uniche della cute e solitamente anche uno degli aspetti più antipatici che la affligge è senza dubbio alcuno rappresentato dal prurito, che può essere suscitato da stimoli (di natura chimica, fisica, elettrica, termica o meccanica) o da fattori psicologici (emozioni o stimoli sensoriali) utilizzando le stesse vie nervose che sono le stesse del dolore.
Le alterazioni fisiologiche che la aggrediscono sono legate essenzialmente alla xerosi cutanea (secchezza) e all’invecchiamento.
Spesso comportamenti che sono stati tollerati per decenni come docce biquotidiane, utilizzo di saponi antibatterici, mancata idratazione alla cute, diventano improvvisamente irritanti e portano ad uno scompenso dell’equilibrio cutaneo. Tale fenomeno è maggiormente rappresentato nel soggetto anziano perché ha una scarsa produzione di sebo. Questo disturbo è più serio nella stagione invernale per il basso tasso di umidità legato al riscaldamento domestico. Inoltre alcune malattie internistiche tra cui l’insufficienza renale e l’assunzione di farmaci ipolipidemizzanti ne sono responsabili.
Per trattare tale forma di secchezza cutanea, non è necessario utilizzare strumenti specifici, bensì osservare alcune norme quali il tasso di umidità negli ambienti che non deve essere troppo basso, la detersione accurata e con detergenti poco o nulla aggressivi, l’utilizzo di creme idratanti.
L’invecchiamento della cute intrinseco, cioè non legato all’intervento dei fattori esterni, è poi caratterizzato da una serie di modificazioni a carico della pelle:
– assottigliamento dell’epidermide con ridotto turnover cellulare;
– assottigliamento del derma con riduzione della elasticità e della vascolarizzazione e minore resistenza ai traumi;
– diminuzione del grasso nel sottocutaneo.
La cute invecchiata si presenta rugosa, è più secca e molto sottile e può essere facilmente traumatizzata. A carico delle braccia ed al dorso delle mani il minimo trauma determina lesioni emorragiche che si presentano come ecchimosi molto scure e di ampie dimensioni, cicatrici stellate di colorito bianco dovute a danni talmente lievi da non essere ricordati, macchie di colore marrone al dorso delle mani, per lo più cheratosi seborroiche o attiniche pigmentate, chiamate impropriamente “ macchie di fegato o macchie di vecchiaia”.
Un ruolo di fondamentale importanza nell’ottica finalizzata ad una buona conservazione della nostra pelle viene giocato da tre elementi distinti rappresentati dalla detersione, idratazione e fotoprotezione.
La detersione: in commercio esistono numerosi detergenti dai colori molto belli, dai profumi inebrianti e dalla capacità di generare un’abbondante schiuma. Hanno un PH che può essere più acido o più alcalino come il “mitico sapone di Marsiglia” reputato il migliore ed il meno aggressivo detergente in commercio. Ebbene alcuni di questi detergenti possono creare seri problemi alla cute soprattutto negli individui che per l’attività lavorativa hanno frequente necessità di detersione. Infatti i tensioattivi contenuti nella maggior parte di questi detergenti determinano una continua e costante modifica degli strati epidermici sino a creare ragadi, spaccature della cute, con dolore, impotenza funzionale e disagio estetico. La chimica oggi unitamente alla Dermatologia propone detergenti a basso o bassissimo contenuto in tensioattivi: sono le basi lavanti delicate, i cosiddetti saponi non sapone, detergenti che generano poca schiuma e che non alterano la barriera naturale della cute.
L’idratazione: quando la pelle è sofferente perché le aggressioni ambientali hanno piano piano ma costantemente alterato le sue difese, è necessaria la “reidratazione”. Reidratare significa ricostituire le naturali difese e quindi apportare sostanze in grado di legare e mantenere l’acqua sulla superficie cutanea. Bisogna inoltre reintegrare quel mantello lipidico senza il quale la nostra pelle è direttamente esposta al contatto e all’ aggressione del mondo esterno. La cosmesi funzionale può validamente intervenire non sulle malattie o sui fattori scatenanti la disidratazione cutanea, ma può ripristinare, in quelle condizioni sempre dannose per la cute (quali l’esagerata esposizione solare, l’eccessiva secchezza dell’aria, le aggressioni dei tensioattivi) le condizioni ideali perché la nostra pelle possa soddisfare la sua perenne sete d’ acqua. Inoltre l’ apporto alla cute di sostanze ad azione filmante, quali, per esempio, l’ acido jaluronico, può consentire un’ azione “rinforzante” lo strato corneo che, così idratato e protetto, darà alla pelle un aspetto più disteso.
Fotoprotezione naturale: a prescindere dalla protezione offerta dall’apparato pilifero che nell’uomo si riduce alla capigliatura, la cute si difende dall’irradiazione per mezzo di un ispessimento progressivo dello strato corneo che riflette, diffrange ed assorbe in funzione della lunghezza d’onda e delle dimensioni dei melanosomi; la melanina infatti assorbe gli UV e gli IR convertendone l’energia in calore e disperdendola; capta inoltre i radicali liberi che si formano in questa reazione. Parliamo a questo proposito di fotoprotezione attiva e passiva: l’abbronzatura acquisita progressivamente assicura solamente una protezione dagli UVB e non impedisce l’invecchiamento e la carcinogenesi. L’uso dei fotoprotettori esterni è pertanto necessario per evitare gli effetti cronici e per proteggere la cute dalle fotodermatosi.
Gli schermanti solari sono classificabili per alcuni criteri:
chimici: sono polveri di talco, biossido di titanio diffrangenti l’irradiazione indipendentemente dalla lunghezza d’onda, assorbenti selettivi per una determinata lunghezza d’onda.
farmaceutici: soluzioni, gel, latti o emulsioni, stick.
Per il Dermatologo i requisiti che un filtro solare deve rigorosamente possedere sono:
– lo spettro di azione (UVB, UVB – UVA);
– il coefficiente di protezione;
– la durata della protezione;
– l’innocuità in quanto molto spesso le sostanze utilizzate sono responsabili di dermatiti da contatto.
L’elemento fondamentale che deve orientare nella scelta di un solare è il suo fattore di protezione cioè la sua capacità protettiva. Questo fattore è espresso da un numero che indica quante volte è possibile moltiplicare il tempo di permanenza al sole prima che la pelle si scotti. Ad esempio, un prodotto che ha un fattore di protezione 4 permette di stare al sole un tempo 4 volte più lungo di quello normalmente previsto per non scottarsi (tempo di eritema), esponendosi senza protezione nelle stesse condizioni. È’ importante sapere che il fattore di protezione fornisce un’indicazione sull’azione filtrante del prodotto nei confronti delle radiazioni UVB, ma non nei confronti delle radiazioni UVA, per le quali non esiste ancora una metodica standardizzata. Nella scelta del FP sarà quindi importante conoscere, nell’ambito della stessa linea di prodotti, a che fattore di protezione corrisponde lo schermo totale, e in base a questo regolarsi sul tipo di prodotto da scegliere: se ad esempio voglio una protezione media e ho a disposizione una gamma dove la protezione massima è 25, allora opterò per un fattore di protezione 10-12; viceversa se il fattore massimo è 12, allora sceglierò un solare con FP 6. E’ importante valutare il fototipo di ogni soggetto per determinare il rischio da radiazione luminosa.
Un ulteriore e purtroppo spiacevole effetto del progressivo processo di invecchiamento della nostra pelle è rappresentato dalla comparsa delle cosiddette rughe di cui ne esistono diverse tipologie rappresentate:
dai solchi profondi perpendicolari ai muscoli d’espressione facciale “ linee del dispiacere e del sorriso;
dalle linee periorifiziali radiate “ zampe di gallina” agli angoli degli occhi e della bocca;
dalle rughe da cedimento della cute facciale come quelle anteriori alle orecchie e sotto la linea mandibolare.
Tre sono gli ausilii a cui possibilmente si ricorre per porre rimedio ai piccoli o grandi inestetismi legati alla loro comparsa:
Filler La tecnica dei filler consiste nell’iniettare, direttamente nella zona depressa, una certa quantità di materiale semiliquido e di diversa densità, a seconda delle esigenze, per ottenere un riempimento o un aumento di volume. Questo metodo offre una vasta scelta di possibilità a seconda della profondità di iniezione e del tipo di iniettabile utilizzato, dal quale dipende anche la durata dei risultati. Con i filler è possibile trattare le rughe superficiali e profonde che hanno solcato la pelle nel tempo; il gel di riempimento colma l’avvallamento della fessura dermica per un lasso di tempo che varia dai 3-6 mesi fino a risultati semipermanenti. Il riempimento ottenibile con i filler offre esiti molto soddisfacenti e naturali anche per l’ingrandimento delle labbra e per sollevare alcune depressioni cutanee (zigomi, alcune cicatrici infossate…).
Peeling Il peeling è un metodo per eliminare gli strati cutanei superficiali. Può essere più o meno profondo a seconda dello spessore cutaneo che riesce ad asportare. È praticato con sostanze chimiche ( acidi) o meccaniche (dermoabrasione). L’asportazione delle cellule cornee superficiali risulta molto gradito per l’effetto di ringiovanimento cutaneo: determina una neoformazione di epidermide liscia e vitale. Quello profondo è molto meno gestibile soprattutto per chi ha una attività lavorativa. Tempi molto lunghi di guarigione, assoluta fotoprotezione ed impossibilità lavorativa per più tempo.
Lifting La tecnica di lifting muscolo-cutaneo, richiede incisioni minime. Il risollevamento dei tessuti avviene incidendo la zona temporale, retroauricolare. Per un risultato altamente apprezzabile e’ necessario intervenire con estrema precisione, provvedendo ad un delicato ed ampio scollamento della cute della fascia muscolare. Il lifting avviene nel pieno rispetto dei piani anatomici esistenti e la pelle, dopo aver rimosso quella in eccesso, riaquistera’ la naturale tensione. La fase conclusiva dell’ intervento prevede l’applicazione di alcuni punti di sutura ed un bendaggio elastico (applicato a turbante) da tenere per circa una settimana. L’unico esito cicatriziale visibile è quello posizionato davanti all’orecchio. Si tratta di una cicatrice che, a guarigione avvenuta, risulterà appena visibile, ma che potra’ essere trattata chirurgicamente a 2 mesi dall’intervento con la microchirurgia. Alcuni tipi di rilassamento cutaneo al collo richiedono una incisione supplementare nel sottomento.