Queste ferite sono a lenta guarigione o addirittura non tendono a guarire, sono ovvero delle ulcere cutanee di varia natura e delle perdite di sostanza cutanea: in ultima analisi delle lesioni che compromettono l’integrità della cute come complicanza di malattia (rappresentate per ala maggior parte dalle ulcere vascolari e da quelle conseguenti alla malattia diabetica) o di natura post-traumatica. Il termine vulnologia deriva dal latino vulnus (ferita).
L’approccio iniziale è medico e si articola in primo luogo nel trattamento della patologia di base, se presente. In questo frangente, un ruolo importante è svolto dalla sensibilità dello specialista perché, se è vero che apparentemente tutte le ulcere sono simili, il trattamento va modulato intorno al paziente, alla sua compliance, alle condizioni dell’ulcera, etc. I passi seguenti sono rappresentati dalla cura dell’infezione eventualmente presente, dal debridement medico (pulizia della lesione), dall’elastocompressione, dall’uso di prodotti riparatori dei tessuti. Gli ultimi passaggi, non sempre necessari, sono rappresentati dalle soluzioni chirurgiche: debridement e copertura della lesione con materiali di varia natura (collagene, acido ialuronico, innesti bioingegnerizzati, innesti cutanei, lembi di copertura).
Associato al trattamento medico ed a quello chirurgico un posto di rilievo è rappresentato dalla terapia a pressione negativa, presidio che negli ultimi anni si è rivelato sempre più indispensabile.