In qualità di specialista ortopedico che ha esperienza quarantennale sulle patologie dell’apparato locomotore dell’età evolutiva, voglio rimarcare l’importanza delle cure precoci, soprattutto in epoca neonatale, delle deformità.
Infatti, nei primissimi mesi di vita, lo scheletro ha ancora una importante componente cartilaginea, con caratteristiche plastiche, che rapidamente declinano, e, per questo motivo, la correzione di una deformità è spesso possibile con trattamenti conservativi, anziché cruenti.
Quali sono le deformità congenite, di interesse ortopedico più frequenti?
- Il Piede Torto Congenito
- La Displasia Congenita dell’Anca
- Il Torcicollo Congenito
- Il Metatarso Varo
Il Piede Torto Congenito (PTC)
La diagnosi di PTC è ormai, nella maggioranza dei casi, prenatale, rilevabile ai routinari controlli ecografici e, comunque, nei restanti casi, di immediata evidenza al parto, per cui il piccolo paziente viene immediatamente indirizzato allo specialista per le cure precoci.
La Displasia Congenita dell’Anca (DCA)
La diagnosi precoce della DCA è l’unica opportunità per un trattamento che conduca alla “restitutio ad integrum” con tecniche conservative. La diagnosi clinica precoce della DCA fu, però, sempre difficile e probabilità statisticamente modesta.
Il famoso segno o scatto di Ortolani è di positività occasionale e molto condizionato
dall’operatore. Per tale motivo fu valutata l’indagine radiografica per uno screening più affidabile.
Oltre al rischio radiologico, comunque accettabile, il limite principale di tale metodica era la prevalenza cartilaginea nell’anca infantile, alla nascita e fino almeno al IV mese di vita, che non la rendeva utile per la diagnosi fino a tale età.
Da ciò, il trattamento, successivo a tale età, non poteva pienamente giovarsi del periodo più vantaggioso del rimodellamento scheletrico neonatale.
Dalla fine degli anni ’80 andò affermandosi, grazie agli studi del Prof. Graf, l’indagine ecografica, che presenta i seguenti vantaggi:
- Nessuna radiazione dannosa emessa
- Praticabile fin dal primo giorno di vita
- Ripetibile, per la sua innocuità, a ogni necessità
- Utilizzando il periodo di maggior plasticità dello scheletro infantile, consente un trattamento meno aggressivo e tempi di guarigione spesso inferiori ai 60 giorni, contro i 3-6 mesi di quelli necessari per i trattamenti iniziati dopo il IV mese di vita.
Come detto, l’esame ecografico delle anche è praticabile dalla nascita fino al IV mese di vita, perché successivamente, il progredire dell’ossificazione dell’epifisi femorale, impedisce la valutazione della qualità dell’acetabolo.
Qual è il momento migliore per eseguire l’esame?
Dato che è la precocità del trattamento la migliore garanzia di una guarigione rapida e l’ecografia è diagnosticamente utile da subito, non vi è alcun motivo di aspettare. Oltretutto, nei primi 2 mesi di vita è possibile riscontrare quadri displasici modesti, definiti “immaturità”, che hanno un’alta percentuale (80%) di risoluzione spontanea. Tale evoluzione benigna, però, è condizionata dai fattori ambientali. È bene ricordare che i neonati mantengono istintivamente le anche abdotte. Questo è un fattore naturale di protezione dello sviluppo dell’articolazione dell’anca che risolve le
cosiddette “anche immature”.
Però, solo genitori consci del problema, agiranno in maniera congrua (per esempio, proteggendo la posizione applicando un panno o asciugamano fra le gambe, sopra il pannolone) a favorire quella postura utile al rimodellamento dell’acetabolo.
Altro fattore utile di una diagnosi precoce, entro i primi 40 gg. di vita è la possibilità di verificare il rapido progredire del trattamento senza necessità di eseguire anche indagini radiografiche.
Il Torcicollo Miogeno
Quadro clinico relativamente frequente nei neonati è quello del torcicollo.
Il più delle volte si tratta di una innocente attitudine secondaria alla postura fetale e che va progressivamente a risolversi entro il IV mese di età. Tuttavia, tale attitudine è pressoché indistinguibile rispetto al cosiddetto Torcicollo Miogeno, che è, invece, secondario a una sofferenza del muscolo sterno-cleido-mastoideo (SCM), che, se non trattato in epoca neonatale, può condurre a una retrazione del muscolo e, quindi, alla necessità di un trattamento chirurgico, seguito dalla confezione di
un ingombrante minerva gessata, che dovrà essere portato per oltre un mese.
Quindi i genitori vanno informati che, nel caso il loro bimbo mantenesse una postura asimmetrica del capo, di verificarne la causa, portandolo a consulto dal pediatra o, meglio ancora, dallo specialista ortopedico, il quale, nel caso riscontrasse la sofferenza del predetto muscolo SCM, potrà consigliare un tutore e il fisioterapista per le manipolazioni correttive, al fine di prevenire l’organizzazione della deformità.
Il Metatarso Varo (MV)
Altro quadro di frequente riscontro nei neonati, è il cosiddetto piede addotto, spesso secondario a innocente postura fetale, destinato a risolversi spontaneamente nel giro di 4-5 mesi.
Ma un aspetto assai simile è quello del Metatarso Varo, che è, invece, vera deformità. La diagnosi differenziale, soprattutto nelle forme minori, è esclusiva dello specialista ortopedico.
Il trattamento, se eseguito nei primi mesi di vita, consiste nell’applicazione di un tutore (Bebax), che, regolato opportunamente dallo specialista e indossato per un paio di mesi, conduce alla completa remissione della deformità.