7 MARZO 2024
Pubblicato da GRUPPO CIDIMU

Dr. Francesco Zappia

Introduzione alla radiologia tradizionale.

Il tessuto osseo è costituito dal 45% circa di sali minerali (soprattutto fosfato e carbonato di calcio) che prendono parte alla composizione della sostanza fondamentale delľosso che presenta una notevole radiopacità. Le sostanze non calcificate (midollo, periostio, cartilagini e le capsule articolari) non sono visibili ai raggi x. Alla nascita sono evidenti ai raggi x solo i segmenti scheletrici calcificati. Nei primi mesi di vita compaiono i nuclei epifisari di ossificazione separate dalle diafisi, dalla cartilagine di coniugazione o di accrescimento radiotrasparente che si assottiglia nel corso degli anni fino a scomparire a sviluppo osseo avvenuto.

ESAME DIRETTO: nella maggior parte dei casi ľesame è eseguito nelle due proiezioni ortogonali e si ricorre a proiezioni oblique o assiali qualora la sovrapposizione di più strutture scheletriche si mascherino a vicenda. La ‘stratigrafia pluridirezionale’ consente la maggiore definizione di strutture ossee anche di sottile spessore grazie alla capacità di cancellare le strutture situate prima e dopo il punto ďinteresse.

ANATOMIA RADIOLOGICA: si possono distinguere, a seconda della loro forma, ossa lunghe (omero, femore ecc.), corte (vertebre, ossa carpali ecc.) e piatte (bacino, scapole ecc.). Si può distinguere una parte esterna detta corticale o compatta costituita da lamelle organizzate con diverso orientamento che conferiscono un aspetto compatto e denso e una parte centrale detta spongiosa formata da tubuli ossei, trabecole e lamine, che assume aspetto fascicolato nelle epifisi ed areolare o reticolare nelle ossa piatte. Le epifisi sono le estremità articolari delle ossa lunghe. La diafisi rappresenta la parte centrale delle ossa lunghe. La metafisi è il punto di passaggio tra le epifisi e la diafisi.

ALTERAZIONI RILEVABILI CON LA RADIOLOGIA TRADIZIONALE

Alterazioni delle densità ossea

In condizioni fisiologiche alľinterno delľosso si svolgono fenomeni ďassorbimento e ďapposizione di sali minerali. In condizioni patologiche tali fenomeni possono essere modificati. Con il prevalere delľattività osteodemolitiva degli osteoclasti, od osteoformativa degli osteoblasti, vi sono due tipi di lesioni ossee fondamentali:
le osteopatie rarefacenti con perdita di sostanza ossea e quindi ipodensità delľosso (osteoporosi, osteomalacia e osteolisi);
le osteopatie addensanti caratterizzate da aumento della densità ossea (endostosi, spongiosclerosi e periostosi).

Alterazioni della struttura ossea

Osteonecrosi: diverse sono le cause che possono provocare la morte di porzioni più o meno estese delľosso. La causa ultima determinante è sempre ľischemia la quale è la risultante di eventi di natura diversa quali traumi, unici o reiterati, intossicazioni, embolia e infarto osseo, agenti fisici e processi infiammatori. Radiologicamente si possono distinguere quattro fasi: non individuabilità radiologica; addensamento; frammentazione; riassorbimento e riparazione più o meno parziale.

Osteolisi: distruzione o riassorbimento di porzioni più o meno grandi ďosso. Può aver luogo per invasione di tessuto flogistico, distrofico, granulomatoso o tumorale; per formazioni cistiche o pseudocistiche; per compressione estrinseca. Radiologicamente si presenta come un’area radiotrasparente, più o meno definita, nella quale non è apprezzabile alcun disegno di strutture ossee.

Osteodistrofia: lesioni strutturali comportanti ľalterazione del normale processo di rimaneggiamento delľosso. Appartengono a questo gruppo ľosteofibrosi dove tessuto fibroso si sostituisce al tessuto osseo e la Malattia di Paget caratterizzata dalla sostituzione di osso normale con osso marcatamente alterato dove è presente tessuto osseo ad architettura anomala, tessuto osteoide e tessuto fibroso. Radiologicamente si apprezzano aree di trasparenza più o meno estese e delimitate.

Alterazioni della forma ossea

Ipoplasia: osso più corto.
Iperplasia: osso più lungo.
Ipoostosi: osso più sottile.
Iperostosi: osso più spesso.
Disostosi: osso deformato.
Frattura: osso interrotto.
Distacco epifisario: osso distaccato dal nucleo epifisario.
Lussazione: osso spostato nelľarticolazione.

Malattie neoplastiche

I tumori primitivi dello scheletro sono rari anche se la loro incidenza è in aumento e prediligono ľetà giovanile, il sesso maschile e la localizzazione iuxta o parametafisaria; i tumori secondari sono molto più frequenti. Dal punto di vista clinico possono essere divisi in benigni, a bassa malignità o maligni. Si possono riscontrare lesioni prevalentemente osteolitiche e lesioni prevalentemente osteoaddensanti. I caratteri radiologici che permettono una diagnosi differenziale tra tumori benigni e maligni sono:

– la velocità di crescita della lesione, maggiore nelle lesioni maligne;
– ľaspetto della zona di passaggio tra tessuto neoplastico e quello sano, più ampia, sfumata e irregolare in quelle maligne;
– ľintegrità della corticale ossea, che depone a favore delle lesioni benigne;
– presenza di reazione periostale, patognomonica in alcuni tumori maligni;
– coinvolgimento dei tessuti molli circostanti;
– eventuali calcificazioni nel contesto della matrice tumorale.