8 MARZO 2024
Pubblicato da GRUPPO CIDIMU

Dr. Guido Cerrato

L’ecografia dell’anca è da alcuni anni il naturale completamento della mano del pediatra o dell’ortopedico. Si affianca alla visita, la completa e a volte la supera permettendo nei casi clinicamente silenti diagnosi di alterazioni anche minime che potrebbero evolvere in artrosi giovanile dell’anca o peggio ancora in lussazione congenita.

Risale al 1984 per merito del Prof. R. Graf di Stolzalpe (Insbruck) la prima classificazione della displasia dell’anca neonatale. Il metodo ha il merito di associare la morfologia dell’anca all’età del piccolo paziente stabilendone limiti tra normale e patologico, prendendo in considerazione anche la normale evoluzione di un’articolazione molto “plastica” nei primi mesi di vita.

Essenziale è quindi eseguire l’esame il più precocemente possibile per poter eventualmente instaurare le terapie in una fase in cui risultano particolarmente efficaci. L’ecografia permette di visualizzare oltre alla componente ossea anche quella cartilagineo-ialina e fibrosa che nel neonato costituisce la porzione maggiore dell’articolazione stessa.
La radiografia veniva eseguita intorno al V mese in una fase tardiva anche ai fini terapeutici. Inutile sottolineare che l’esame ecografico non è dannoso, è di veloce esecuzione, è poco costoso e non espone a radiazioni ionizzanti, è ripetibile e permette eventuali prove dinamiche.

L’esame è indicato in tutti i pazienti e in particolare in caso di familiarità per displasia, gemellarità, posizioni potenzialmente lussanti in utero o quando all’esame clinico siano presenti piede torto, asimmetria di abduzione, limitazione di adduzione o asimmetria delle pieghe glutee o di lunghezza delle cosce oltre, naturalmente, in casi di positività alle manovre ortopediche diagnostiche.

In era pre-ecografica risultavano patologiche 2-5/1000 anche; ecograficamente tale valore sale all’11% degli esami eseguiti.
Per fortuna la maggior parte di questi valori vanno inquadrati nei primi stadi di Graf (2A-2B) non clinicamente e radiologicamente evidenziabili; tuttavia questi stadi evidenziano una condizione di normalità che può evolvere in artrosi giovanile d’anca.

Gli stadi 2C e 2D potrebbero sfuggire alla clinica. Gli stadi 3 e 4 generalmente hanno riscontro clinico e corrispondono al suddetto 2-5/1000.